Progetto MIAPI: come mai il governo non lo vuole rifinanziare?

L'Unione Europea, al fine di ridurre le evidenti differenze esistenti tra le regioni più ricche e quelle meno favorite ha elaborato una specifica politica di coesione economica e sociale. Gli strumenti messi a punto per raggiungere tale obiettivo sono i cosiddetti fondi strutturali europei e di investimento europei. La programmazione relativa a tali fondi è attuata attraverso programmi operativi che possono essere regionali, POR (piano operativo regionale), o nazionali, PON (piano operativo nazionale). Ciascun programma copre un arco di tempo di sette anni ed è elaborato dal singolo Stato membro sulla base di procedure trasparenti nei confronti del pubblico e conformi ai rispettivi quadri istituzionali e giuridici.

Il PON «Sicurezza per lo sviluppo – Obiettivo convergenza» 2007-2013 aveva come obiettivo globale «diffondere migliori condizioni di sicurezza, giustizia e legalità per i cittadini e le imprese, contribuendo alla riqualificazione dei contesti caratterizzati da maggiore pervasività e rilevanza dei fenomeni criminali e all'incremento della fiducia da parte della cittadinanza e degli operatori economici». Questo PON, il cui titolare è il dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno, aveva una dotazione finanziaria di 1.158 milioni di euro di cui il 50 per cento cofinanziato dall'Unione europea, attraverso il fondo europeo di sviluppo regionale, e il restante 50 per cento dallo Stato italiano. Le regioni interessate dal PON Sicurezza erano le regioni obiettivo convergenza: Calabria, Campania, Puglia e Sicilia.

L'obiettivo globale del PON è stato perseguito attraverso tre assi principali: asse 1 – sicurezza per la libertà economica e d'impresa; asse 2 – diffusione della legalità; asse 3 – assistenza tecnica. In particolare l'asse 1 – sicurezza per la libertà economica e d'impresa aveva come obiettivo specifico quello di «determinare una maggiore sicurezza per la libertà economica e d'impresa». All'interno dell'asse 1, l'obiettivo operativo 1.3 – tutelare il contesto ambientale aveva come scopo il potenziamento delle forme di tutela dell'ambiente dall'aggressione criminale a tutela del benessere sociale ed economico delle regioni obiettivo convergenza anche attraverso la sperimentazione di strumenti innovativi per il controllo, il monitoraggio e la prevenzione degli illeciti riguardanti l'ambiente in genere. Il progetto MIAPI («monitoraggio e l'individuazione di aree potenzialmente inquinate nelle regioni obiettivo convergenza») si colloca proprio in questo particolare obiettivo operativo.

Il progetto MIAPI, ideato nel 2011, nato dalla collaborazione tra il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e il comando carabinieri per la tutela ambientale e finanziato con 10.556.570,00 di euro, ha come obiettivo la localizzazione di possibili fonti di inquinamento attraverso l'individuazione delle anomalie che si riscontrano in alcuni parametri fisici e geofisici (magnetici, spettrometrici e termici) misurati attraverso sensori da piattaforma aerea. Il progetto prevede l'acquisizione di un totale di circa 12.000 chilometri quadrati di rilievi aerei a cui si aggiungono 1.550 chilometri di verifiche a terra. Il progetto MIAPI, il primo in ambito nazionale su vasta scala, ha una connotazione fortemente innovativa, perché, per la prima volta, sono state applicate tecniche normalmente utilizzate nel campo dei rilievi geologici all'ambito della tutela dell'ambiente e della prevenzione di reati ambientali. Per la realizzazione del progetto e il suo svolgimento è stata indetta una gara europea a seguito della quale è risultato aggiudicatario del contratto un raggruppamento temporaneo composto da Telecom Italia spa e Helica srl. Il contratto tra il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e il raggruppamento temporaneo d'imprese (RTI) è stato stipulato il 19 dicembre 2012 e i lavori sono stati avviati nel maggio 2013. Gli obiettivi principali del progetto MIAPI sono:
    a) individuazione di discariche abusive e siti potenzialmente contaminati con l'ausilio di dati telerilevati da piattaforma aerea;
    b) verifica a terra tramite indagini di campo delle anomalie riscontrate dall'analisi dei dati telerilevati;
    c) creazione di sistema informativo multimediale (sistema informativo aree potenzialmente inquinate, SIAPI) delle anomalie riscontrate sul territorio.

Il notevole interesse suscitato dal progetto, anche grazie all'apertura di diverse istruttorie presso alcune procure della Repubblica, sia per l'innovativa tecnica di indagine sia per la sua speditiva applicazione ha portato allo stanziamento di ulteriori fondi per investigare aree inizialmente escluse per la mancanza di capienza economica. A luglio 2014, il Ministero dell'interno – dipartimento della pubblica sicurezza ha approvato «per il soddisfacimento delle esigenze di sicurezza e legalità a carattere sovra regionale nelle 4 Regioni Obiettivo Convergenza» il progetto di estensione del progetto MIAPI originario; a ottobre 2014 è stato firmato il contratto con il RTI che prevede ulteriori 8.000 chilometri quadrati di rilievi da piattaforma aerea e altri 1.700 chilometri circa di rilievi a terra e indagini geognostiche.

Non risulta che il progetto sia stato rifinanziato con i fondi europei della nuova programmazione e questo è veramente assurdo. Sarebbe assolutamente necessario che, nelle aree ove l'illegalità diffusa è un fenomeno pervasivo, le politiche di sviluppo siano accompagnate da una particolare attenzione alla difesa dell'ambiente e al controllo del territorio, che possono essere raggiunti anche attraverso l'utilizzo della tecnologia più avanzata in grado di garantire una risposta efficace ed efficiente alle aggressioni criminali verso l'ambiente.
Non capisco quali siano le ragioni per cui il progetto MIAPI non sia stato rifinanziato nella nuova programmazione 2014-2020 per questo motivo ho presentantato un'interrogazione parlamentare al Ministro dell'ambiente Galletti chiedenso "in che modo il Governo intenda garantire un monitoraggio ambientale come quello offerto dalle innovative tecniche di indagine del progetto MIAPI e se non ritenga indispensabile assumere iniziative affinché venga esteso nel resto delle regioni, considerato che i fenomeni di ecomafia si sono registrati in tutta Italia".

Il governo deve garantire una continuazione dei monitoraggi. I disastri ambientali creati dal lavoro delle ecomafie, mettono a repentaglio la salute dei cittadini e la salubrità ambientale del nostro Paese. La prima vera emergenza da affrontare è proprio questa. L’individuazione delle aree inquinate e la successiva bonifica, rappresentano l’unico volano di crescita per il futuro dell’Italia. Anche sotto il profilo economico ed occupazionale.

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