#StopGlifosato: una battaglia di civiltà!



Il Glifosato è il pesticida più utilizzato al mondo essendo presente in 750 formulati tra i quali il Glinet® e il Roundup®, ed è il diserbante collegato alle sementi Geneticamente Modificate (OGM) di mais, soia e cotone il cui DNA è stato manipolato da Monsanto per resistere al suo diserbante commercializzato, appunto, sotto il nome di Roundup®. Mesnage et al (2014) hanno riportato, in una loro importante pubblicazione scientifica, che le formulazioni commerciali contenenti “glifosato” sono 1.000 volte più tossiche del solo principio attivo, rivelando esserci effetti sinergici tra i componenti dell' erbicida.

Uno studio pubblicato su "The Lancet Oncology" dopo tre anni di ricerche coordinate da 17 esperti in 11 Paesi, rivela una forte correlazione epidemiologica tra l'esposizione al glifosato e il linfoma non-Hodgkin. Un altro studio condotto da Greenpeace e GM freeze, riportato da “The Ecologist” dimostra come questa sostanza sia causa di cancro, malformazioni neonatali, squilibri ormonali e malattie neurologiche quali il Parkinson.

Il Sistema Nazionale di Sorveglianza delle Intossicazioni Acute da Fitosanitari (SIAF) nel suo rapporto del 2005 ha riscontrato nel glifosate la più frequente causa di problemi e avvelenamenti in Italia. E’ stato accertato il raddoppio del rischio di aborti ritardati e nei bambini nati dai lavoratori esposti è stato evidenziato un livello elevato di deficit neurologici.
Uno studio condotto in Svezia nel 2008 ha permesso di classificare il glufosinate di ammonio come sostanza cancerogena, mutagena e responsabile di danni riproduttivi.
Dagli anni ’80, il glifosato è anche classificato come interferente endocrino, rivelando negli ultimi anni una serie di gravi pericoli, non ultimo una forte correlazione con l'insorgenza della celiachia (studi del MIT, 2013-2014).

Nel mondo è molto diffuso nelle coltivazioni Ogm, modificate appunto per diventare resistenti all’erbicida, come, per esempio, nel caso della soia roundup-ready. Quest’ultima (anche nei Paesi che vietano di coltivare ogm) viene comunque impiegata come mangime per gli animali. Nessuno è immune. La presenza sua e dei suoi metaboliti contamina suolo, atmosfera, acqua e finisce in ciò che mangiamoSi tratta di dati molto preoccupanti, anche perché l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha inserito il glifosato nella categoria delle sostanze probabilmente cancerogene. Per intenderci, anche del DDT dicevano che era “probabilmente cancerogeno”. 
Ciononostante, nel nostro Paese il glifosato è una delle sostanze più vendute e almeno 750 prodotti la contengono. Secondo i dati Ispra ed Eurostat 2012, l‘Italia è il maggiore consumatore di pesticidi (principi attivi) tra i Paesi dell’Europa occidentale, sia in termini assoluti (61.890 tonnellate), sia in termini di consumo per unità di superficie coltivata (5,6 Kg/ettaro, o Kg/ha), con valori doppi rispetto a quelli di Francia e Germania. E’ chiaro che, se teniamo alla nostra salute e al nostro futuro, dobbiamo smettere di avvelenarci.
Persone, piante e animali sono oggi esposte in molti modi al “glifosato” e ai prodotti commerciali che lo contengono, come il Roundup®. Oltre che in agricoltura è ampiamente impiegato da Comuni e Provincie per la pulizia delle strade, dalle ferrovie per quella dei binari ed è presente anche in prodotti da giardinaggio e per l’hobbistica.
Agricoltori, semplici passanti e altri operatori possono essere esposti a queste sostanze durante le applicazioni, anche in aree pubbliche (scuole e giardini) frequentate da bambini.
La stessa cosa accade per gli habitat naturali che si trovano nelle vicinanze dei campi irrorati, che vengono contaminati dal vento che trasporta l'erbicida e dalle acque di drenaggio. La sua presenza nelle acque è ampiamente confermata anche da dati internazionali, ma il suo monitoraggio in Italia è tuttora effettuato solo in Lombardia.

Secondo il rapporto nazionale “Pesticidi nelle acque” di ISPRA (edizione 2016) le sostanze che più spesso hanno determinato il superamento della soglia sono: glifosato e il suo metabolita AMPA, segnalando che in molte regioni italiane la rilevazione non viene fatta.
Come sottolineato nell’interrogazione a risposta scritta 4-07843 da me presentata in data 6 febbraio 2015, emerge che le sostanze trovate nelle acque superficiali e sotterranee italiane nel 2012 sono 175. In cima alla lista ci sono gli erbicidi il cui utilizzo diretto sul suolo, spesso in concomitanza con le intense precipitazioni meteoriche di inizio primavera, ne facilita la migrazione nei corpi idrici con tutti i rischi che ciò comporta per la salute umana. Nell’atto di sindacato ispettivo ho riportato il mio sgomento nell’apprendere che dal Molise e dalla Calabria non sia pervenuto nessun dato come d’altronde è successo anche nel biennio successivo.
Secondo il rapporto ISPRA, nel biennio 2013-2014 si apprende che, rispetto al biennio precedente, è aumentato il livello di contaminazione ma anche il numero di sostanze trovate nei 3747 punti di campionamento: 365 contro le 335 del 2012. Sotto accusa sono soprattutto gli erbicidi, ma anche fungicidi e insetticidi. Tra le sostanze più presenti nelle acque superficiali, glifosate e acido aminometilfosforico, un prodotto di degradazione del glifosate, metolaclor, triciclazolo, oxadiazon, terbutilazina e il suo principale prodotto di degradazione, desetil-terbutilazina.
Chi difende l’uso del glifosato si appiglia a due pareri ufficiali (datati 2015): quello dell’Istituto federale tedesco per la valutazione del rischio (BfR), secondo il quale il glifosato “non è cancerogeno”, e quello dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), che lo ha definito “probabilmente non cancerogeno” basandosi proprio sul rapporto Bfr, stilato dalla “Glyphosate task force”.Da un’inchiesta del settimanale tedesco Die Zeit, si scopre però che al gruppo “Glyphosate task force” collaborano proprio quei produttori di fitofarmaci o, per meglio dire, quelle aziende che hanno chiesto di poter vendere il glifosato nei paesi dell’Unione europea.Per giungere a questa conclusione il BfR avrebbe iniziato a respingere uno dopo l’altro tutti gli effetti chiaramente cancerogeni correlati al glifosato, dichiarandoli non rilevanti, con una modalità sinora senza precedenti, distaccata da qualsiasi convenzione o metodo scientifico e con evidente inosservanza delle indicazioni dell’OCSE in merito. Ma non basta, anche i regolamenti chiave europei adottati per proteggere l’ambiente e la salute dai rischi delle sostanze chimiche, come il regolamento REACH, i regolamenti relativi ai pesticidi e ai biocidi, non sembra siano stati osservati.
L’Italia è oggi uno dei maggiori utilizzatori di questo pesticida, che è incluso nel Piano d’Azione Nazionale (PAN) per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari. Questo comporta che tutti i Programmi Regionali per lo Sviluppo Rurale (PSR 2014 – 2020) gestiti dalle Regioni, finanziando, nella misura 10, l’agricoltura integrata e conservativa, ne premieranno l’utilizzo. Nei prossimi anni si creerà quindi il paradosso che il PAN per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari promuoverà l’uso di un prodotto ritenuto oggi sicuramente cancerogeno per gli animali ed un “potenziale cancerogeno per l’uomo”.

Le alternative all’uso di fitofarmaci a base di glifosato esistono
, sia come 
pratiche agricole che per la manutenzione del verde pubblico. Si tratta di buone pratiche agronomiche ecologiche e sostenibili anche economicamente in un bilancio costi-benefici di breve e medio termine. La ricerca applicata in agricoltura, promossa anche attraverso la nuova programmazione UE 2014 – 2020, potrebbe inoltre offrire ulteriori alternative all’uso del glifosato.

COSA HA FATTO IL MOVIMENTO 5 STELLE?

Alla luce di queste informazioni e considerazioni, abbiamo da tempo chiesto e proposto ai Ministeri competenti ed alle Regioni di applicare il principio di precauzione in nome della tutela della salute pubblica, vietando definitivamente e in maniera permanente la produzione, la commercializzazione e l’uso di tutti i prodotti fitosanitari a base di glifosato.Ci siamo mobilitati presentando un’interrogazione parlamentare sull’argomento e ricordando al Governo gli impegni presi già nel gennaio 2014 quando ha adottato il Piano d’azione nazionale (PAN) “per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari”.

Abbiamo presentato il 22 gennaio 2015 alla Camera la mozione 1-00720 a prima firma di Silvia Benedetti, approvata dal Governo in data 27 ottobre 2015 (vedi il post), che impegna lo stesso a vietare il glifosato, rendendo obbligatoria l'indicazione in etichetta dell'identità e della quantità non solo dei princìpi attivi di questo agente tossico, ma anche di tutte le altre sostanze utilizzate nella composizione dei pesticidi presenti sul mercato, includendole gradualmente nei programmi di monitoraggio. Il Governo, in sede di discussione alla Camera della citata mozione Benedetti si è impegnato a «incentivare, agevolare e sostenere pure attività agricole alternative come quella biologica e quella integrata, con tecniche colturali che possono essere sempre più sostenibili in un quadro complesso anche in termini ambientali».

Inoltre abbiamo depositato alla Camera una proposta di legge, pubblicata il 9 settembre 2013, con la quale si intende vietare l’uso dei prodotti chimici almeno nelle operazioni di pulizia delle scarpate stradali, delle massicciate ferroviarie e di tutte le aree non destinate all’attività agricola. Nella relazione introduttiva alla proposta di legge vengono elencati gli effetti negativi che l’uso dei diserbanti in queste pratiche hanno nei confronti della salute umana e dei danni provocati a livello di dissesto idrogeologico. A subirne le conseguenze negative sono anche i conduttori di aziende agricole biologiche che sono costretti a distruggere parte del raccolto quando questo viene contaminato dall’uso di sostanze chimiche utilizzate per le operazioni di ripulitura dei cigli stradali.

Abbiamo lanciato un forte appello in Europa per chiedere ai rappresentanti dell'Italia di opporsi in ogni modo alla riapprovazione del Glifosato (scaduta lo scorso 31 dicembre), ma il Parlamento Europeo ha scelto di calpestare il volere e la salute di 500 milioni di cittadini europei rinnovando il glifosato per altri 7 anni. Un risultato incredibile che ci lascia sgomenti con le solite bugie del PD.
Ovviamente non ci fermeremo qui...


COSA SI PUO' FARE SUL TERRITORIO?

Chiediamo alle Regioni di rimuovere il prodotto da tutti i disciplinari di 
produzione che lo contengono e di escludere da qualsiasi premio le aziende che ne facciano uso evitando di premiare e promuovere “l’uso sostenibile” di un prodotto dichiarato cancerogeno dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
E' possibile operare anche a livello locale chiedendo sia al Presidente della vostra Regione che al Sindaco del proprio comune, il quale  rappresenta il primo tutore della salute pubblica dei cittadini, di adoperarsi in modo tale che nel vostro territorio sia vietata questa pratica. Per questo vi abbiamo preparato una Mozione Regionale ed una Comunale:

QUI IL TESTO DELLA MOZIONE COMUNALE
QUI IL TESTO DELLA MOZIONE REGIONALE

LA SITUAZIONE IN CALABRIA

La Regione Calabria ha disciplinato la produzione agricola “integrata”, qualificata come sistema di coltivazione finalizzato a rendere “minimo l’uso delle sostanze chimiche di sintesi”, per la concimazione, il diserbo e la difesa delle piante e con il Piano di Sviluppo Rurale 2014-2020 sono stati stanziati più di 77 milioni di euro per il sostegno economico delle aziende che applicano tale sistema di coltivazione.
I “disciplinari di produzione integrata 2016” approvati dalla Regione Calabria prevedono, tuttavia, un elenco interminabile di principi attivi per le svariate colture a cui fanno riferimento, con nessuna sostanziale limitazione e non è stata prevista una reale strategia di diminuzione dell’uso dei presidi chimici di sintesi, con parametri misurabili, richiesti dall’Unione Europea, in grado di dare tangibilità ad una loro graduale riduzione a vantaggio dell’ambiente e della salute pubblica.
Fra i principi attivi ammessi destano particolare preoccupazione il glifosate (con dosi ammesse anche di 9 litri per ettaro di superficie coltivata) ed il clorpirifos (etile e metile). Il glifosate è ormai ritenuto dall’IARC (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro), che fa parte dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), "probabile cancerogeno per l’uomo" mentre il clorpirifos è stato bandito per l’uso domestico dall’Agenzia per la protezione ambientale degli Stati Uniti di America. I disciplinari, inoltre, contengono un lungo elenco di principi attivi che sono stati esclusi dalle principali catene della grande distribuzione europea come, ad esempio, il diserbante linuron, l’anticrittogamico meptyldinocap, l’insetticida fosmet, per non parlare poi del neonicotinoide imidacloprid la cui tossicità sulle api e gli insetti pronubi è stata già ampiamente dimostrata e denunciata.
Ritengo davvero assurdo spendere soldi pubblici per finanziare l’uso di sostanze così pericolose e nocive per l’ambiente e la salute umana.
Per questo motivo ho chiesto a Mario Oliverio (Presidente della Regione Calabria nonchè Assessore all'agricoltura) se non ritenga opportuna una conversione bio-ecologica dell’agricoltura calabrese con l’esclusione di pratiche del diserbo con prodotti chimici di sintesi - quali glifosate e cloripirifos - a vantaggio di sistemi agronomici preventivi, se non ritenga urgente adottare provvedimenti per la proibizione dell’uso di diserbanti nella pulizia delle strade e delle aree pubbliche su tutto il territorio regionale e se non ritenga necessario intimare all'Arpacal (come avevo già chiesto al governo un anno fà) di svolgere le funzioni, non più procastinabili, di controllo, monitoraggio delle acque di superficie e profondità e trasmissione dei dati all'ISPRA.

Commenti