Tuteliamo la Cipolla di Tropea (IGP) dalla contraffazione

Abbiamo interrogato sul tema il Ministro dell’Agricoltura perché il fenomeno della contraffazione di uno dei prodotti fiore all’occhiello dell’agricoltura calabrese, sta mettendo a repentaglio gli agricoltori che con onestà cercano di farlo conoscere nel mondo. Ogni anno vengono prodotti circa 200mila quintali di cipolla rossa di Tropea Igp, ma sul mercato ne finiscono diversi milioni. Vuol dire che gran parte del prodotto che troviamo in commercio non può essere venduto fregiandosi del marchio di Indicazione Geografica Protetta concesso dall’Ue. Per arginare il fenomeno della contraffazione della cipolla rossa di Tropea Igp bisogna costituire un tavolo di crisi che coinvolga gli attori della filiera di produzione, la Regione Calabria e gli enti locali interessati.
Recentemente il Direttore Generale del Dipartimento dell’Ispettore centrale della tutela della qualità e della repressione frodi di prodotti agro-alimentari, in risposta ad un quesito posto da un imprenditore agricolo calabrese specializzato nella produzione della cipolla rossa di Tropea, ha affermato che il metodo di ottenimento del prodotto è esclusivamente quello descritto all’art. 5 del disciplinare di produzione che non prevede la coltivazione in serra.
Vista la grande quantità di frodi in atto è necessario disporre un controllo capillare da parte delle autorità preposte al fine di arginarne il fenomeno. Il governo già due anni fa aveva promesso la creazione di un tavolo di crisi che coinvolgesse il Consorzio e le istituzioni locali per studiare altre forme di contrasto al fenomeno della contraffazione, che rischia di uccidere uno dei prodotti cardine della nostra agricoltura, conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo.
Come è possibile che dopo due anni e mezzo non sia stato ancora costituito il tavolo di crisi sulla cipolla rossa di Tropea? Il Ministro Martina e Mario Oliverio si diano una svegliata, ora è il tempo di tenere fede a quella promessa!




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