Una ricchezza che non possiamo più trascurare

In Calabria, il volume complessivo di acqua prelevata per uso potabile è di 421.992 milioni di metri cubi. In base ai dati aggiornati forniti dalla struttura “ItaliaSicura” della Presidenza del Consiglio dei Ministri, la quantità d’acqua prelevata da sorgenti è di 194.311 milioni di metri cubi mentre la quantità prelevata da pozzo è di 170.930 milioni di m3. Il prelievo dai corsi d’acqua superficiali è di 46.723 milioni di metri cubi e quello dai laghi e bacini artificiali è di 10.027 milioni di metri cubi. Non tutta l’acqua prelevata viene immessa ed erogata. Infatti cento milioni di metri cubi dell’acqua prelevata mancano al volume dell’acqua immessa nelle reti che è pari a 327.622 milioni di metri cubi. E, considerata la perdita delle reti pari al 35,4%, si arriva ad una quantità di acqua erogata di 211.612 milioni di m3. In pratica, la quantità d’acqua erogata risulta la metà di quella prelevata nella Regione;

Emblematica la realtà del territorio di Lamezia Terme dove, nell’ambito dei 162 chilometri quadrati del territorio comunale, sono state censite ben 104 sorgenti con portata maggiore a sei litri al minuto. Tra le 36 sorgenti censite, nell’ex comune di Nicastro, nei primi decenni nel secolo scorso, ci sono alcune con portate di centinaia di litri al secondo. In particolare, 4 sorgenti denominate Candiano, Sabuco, Cappellano e Risi, complessivamente risultano in grado di fornire circa 20 miliardi di litri d’acqua all’anno. Ci si rende conto della rilevanza di questo dato se si considera che la quantità d’acqua complessivamente immessa nelle reti del comune di Lamezia Terme è di 6 miliardi e 631 milioni di litri. Non tutta l’acqua immessa viene erogata perché a Lamezia Terme il 23,7 % viene dato per disperso e così, mezzo miliardo di litri dell’acqua immessa nella rete viene a mancare con un quantitativo complessivamente erogato è pari a 5.061 miliardi di litri. In pratica la quantità d’acqua erogata a Lamezia Terme è il 25%, della quantità fornita da quattro sorgenti presenti nei propri confini comunali. Si consideri, poi, che per ogni cittadino residente nel comune più ricco d’acqua d’Italia, la quantità d’acqua erogata è complessivamente di 197 litri al giorno ben cento litri in meno della quantità media erogata ai cittadini calabresi che è di 296 litri al giorno.

Nel Sud Italia si prevede una riduzione delle precipitazioni del 10% in inverno e del 3°% in estate. Il deficit idrico stimato, per fine secolo, è dell’ordine di centinaia di milioni di metri cubi per le falde idriche di alcune regioni con effetti devastanti per l’agricoltura. In particolare, in Calabria si è rilevato l’aumento sia di periodi di siccità idrologica sia di precipitazioni brevi e intense e, quindi, una maggiore frequenza di alluvioni e piene straordinarie.

La Calabria ha la più ampia disponibilità delle migliori acque potabili d’Europa, tuttavia, il 49,4% della popolazione - secondo i dati del 2015 resi noti dall’ISTAT per la ricorrenza della giornata mondiale dell’acqua erogata - non ha fiducia a bere acqua del rubinetto e il 37,7 % dei cittadini ritiene irregolare l’erogazione dell’acqua nelle abitazioni. Per le caratteristiche geolitologiche delle rocce serbatoio e per la composizione dell’aria attraversata dalla pioggia prima d’infiltrarsi nel sottosuolo, infatti, l’acqua delle sorgenti calabresi presenta composizione chimica, biologica e temperatura ottimali dal punto di vista della potabilità;

Negli stessi territori ricchissimi d’acqua di ottima qualità, le norme nazionali e le direttive europee “in materia di valorizzazione e razionale utilizzazione delle risorse idriche e di tutela delle acque dall'inquinamento”, ahimè, restano ampiamente disattese e così la grande disponibilità d’acqua altro non fa se non provocare dissesti e frane sui rilievi collinari e alluvioni in pianura troppa acqua persa dalle reti idriche fatiscenti.

Per queste ragioni ho chiesto al Governo quali misure intenda adottare al fine di mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici e se non ritenga necessari ed urgenti gli strumenti normativi, attuativi e di programmazione indicati sia nella Direttiva 2000/60 dell’Unione europea sia negli Obiettivi della Strategia Nazionale per la Biodiversità per le aree “Acque interne” e “Ambiente marino e nelle azioni della Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici del Ministero dell’Ambiente al fine di proteggere la risorsa acqua, promuovere un suo utilizzo sostenibile in tutti i settori e, al contempo, garantire la sua conservazione per le generazioni future.

Commenti