La sanità tra smantellamento, sprechi e regali alle lobbies

L'incapacità di programmazione del Governo rende il nostro sistema sanitario largamente inefficiente. Lo Stato così non ce la fa a tenerlo in piedi. Allora bisogna dare una svolta: cambiare, riorganizzare, razionalizzare. Quello che nella realtà succede è che si finisce sempre e solo con il tagliare.

Uno smantellamento, quello del Ssn che è stato attuato lentamente, costantemente ma inesorabilmente. I numeri sono chiari e impietosi: nella recente Relazione sulla Finanza Territoriale, la Corte dei Conti ha calcolato che, per il rispetto del Patto di Stabilità, dal 2008 al 2014 la nostra sanità ha subito tagli per 17,5 miliardi di euro: 2,5 all’anno. Nel parere delle Regioni all'ultima legge di Stabilità i tagli cumulati nel settore sanitario vengono quantificati in 31,7 miliardi.

Ora bisogna aggiungere l'ulteriore sforbiciata di 2,352 miliardi che verrà attuata attraverso il l'approvazione del Dl Enti Locali, che fa seguito all’Intesa Stato-Regioni del 2 luglio scorso. Non è finita: in base a quell'Intesa il taglio sarà di 2,301 nel 2016 e di 2,431 nel 2017. Ultima tegola, la recente intervista dell'ennesimo Commissario alla Spending Review, Yoram Gutgled, che prevede complessivamente tagli nei prossimi anni per 10 miliardi. Senza contare che il Def 2015 prevede una progressiva contrazione dell’incidenza della spesa sanitaria pubblica sul Pil: dal 6,9% nel 2014 e 6,5% nel 2019.

Più di 11 italiani su cento, sei milioni di persone, hanno dichiarato di aver rinunciato alle cure (Rapporto Istat 2014 sul 2012). Possiamo immaginare come, purtroppo, negli ultimi due anni questa situazione non sia migliorata. Nel 50,4% dei casi la scelta di rinunciare è stata dettata da motivi economici, nel 32,4% dalle liste di attesa o eccessiva distanza dalle strutture.

Alla luce di tutti questi dati chi afferma, Confindustria in testa, che non è più possibile garantire il servizio universale e che questo va reso “selettivo” e tenuto in equilibrio attraverso il ricorso alla sanità privata sta portando avanti una battaglia di parte e di profitto nella quale i cittadini/pazienti diventano clienti. E' la morte del diritto alla salute, sancito dalla Costituzione. La realtà è che quella in atto è un'operazione portata avanti scientificamente: più aumentano i tagli, più peggiorano i servizi. Più peggiorano i servizi, più i cittadini rinunciano a utilizzarli o sono costretti a ricorrere al privato, se possono permetterselo.

Se solo ci fosse la volontà politica, questi tagli lineari potrebbero essere sostituiti attraverso un abbattimento degli sprechi e una vera operazione di efficientamento del sistema, che ad oggi resta solo sulla carta.

Alcuni capitoli di possibile risparmio per il Ssn

- Riduzione parco delle oltre 50 mila auto blu e grigie: 200 milioni

- Contrasto alla corruzione: 5-6 miliardi (fonte, Ispe)

- Applicazione Patto Sanità Digitale, 7 miliardi

- Legge per contenere il fenomeno della medicina difensiva. Anche solo il risparmio di 10% rispetto alla spesa attuale di 13 miliardi, porterebbe a un contenimento della spesa di 1,3 miliardi.

- Gare d'appalto efficienti: la Consip, la centrale acquisti della pubblica amministrazione italiana, potenzialmente “presidia” 36 miliardi di spesa pubblica ma gli acquisti che effettivamente passano attraverso la sua struttura sono di poco superiori ai 4 miliardi (2013). La stessa Consip indica come gli acquisti effettuati attraverso le proprie negoziazioni consentono alle amministrazioni un risparmio medio del 22% rispetto ai prezzi fuori convenzione. Dunque la sola oculata gestione degli acquisti permetterebbe di recuperare l'intera cifra prevista nel Ddl.

- Introduzione del principio costo-efficacia per il rimborso del prezzo dei farmaci innovativi, che saranno sempre più usati nei cicli di cura. Esempio, epatite C: gli studi disponibili calcolano l'appropriatezza al 90%. Dunque almeno, il 10% sono farmaci che non forniscono risultati. Il fondo farmaci innovativi vale 1 miliardo, per 2 anni: l'eventuale applicazione del principio costo-efficacia farebbe rientrare nelle casse pubbliche di almeno 100 milioni.

- Il differimento di circa 2 anni dell'aggiornamento del prontuario farmaceutico nazionale da parte dell'Aifa è costato ai contribuenti almeno 1 miliardo, dal momento che il possibile risparmio è stato calcolato (nell'intesa del 2 luglio) in almeno 500 milioni annui. Ci si augura che non avvenga un’ulteriore proroga venga rispettata la data del 30 settembre.

Alcuni capitoli di possibile risparmio per i cittadini

L'Aifa riporta che la compartecipazione dei cittadini per la spesa farmaceutica è pari a 1,5 miliardi. Esclusi i ticket (546 milioni), il resto è frutto di scarsa informazione, formazione e controlli che non consentono un utilizzo più esteso dei farmaci a brevetto scaduto.
Liberalizzazione farmaci fascia C: possibili risparmi per almeno 600 milioni (Altroconsumo).

Dl Enti locali - Le criticità -

L'ufficio Bilancio del Senato ha stroncato questa manovra evidenziando una serie di criticità: i tagli su beni e servizi entreranno in vigore solo da settembre ma difficilmente si riusciranno ad ottenere i “risparmi” prefissati entro il prossimo 31 dicembre. Alto il rischio di contenziosi con le aziende e sull’appropriatezza delle prestazioni erogate, (il meccanismo sanzionatorio non entrerà in vigore prima del prossimo ottobre). In pratica, il risparmio che il governo conta di incassare è tutto sulla carta.

Big Pharma e il regalo nascosto in due emendamenti

Nel Dl Enti Locali il settore della farmaceutica non è stato toccato mentre, ad esempio, quello dei dispositivi medici, che vale circa 1/4, è stato tagliato per 1,342 miliardi in due anni (550 + 792).

Al Senato spuntano sei emendamenti (che accorpati diventano due) all'articolo 9 del Dl, accolti dal Governo,a firma di esponenti di Forza Italia, NCD e CRi al cui interno si trovano due "piccole" modifiche che pregiudicano possibili risparmi per circa 200 milioni.

In particolare, i firmatari sono i senatori: Mandelli (Presidente dell'ordine dei Farmacisti) D'Ambrosio Lettieri (vice presidente dell'Ordine dei Farmacisti), Gualdani, Tomaselli, Santini, Milo.

Il primo emendamento fa in modo che, nel corso delle procedure di rinegoziazione dei prezzi, all'interno dei raggruppamenti di medicinali terapeuticamente assimilabili, vengano separati i farmaci con brevetto ancora valido da quelli a brevetto scaduto. Questo comporta di fatto l'impossibilità di un reale confronto, in quanto alcuni farmaci sotto tutela brevettuale sono gli unici presenti all'interno di un singolo raggruppamento terapeutico. I farmaci a brevetto scaduto hanno un prezzo di molto inferiore e, quindi, il mancato confronto potrebbe comportare un mancato risparmio di circa 100 milioni di euro.

Il secondo emendamento elimina la riduzione automatica di almeno il 20% del prezzo dei farmaci biotecnologici dal momento della loro scadenza. In questo modo, in fase si rinegoziazione sul prezzo, potrebbe anche non essere applicata alcuna riduzione.

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