Garantire aiuti adeguati a tutti gli imprenditori che denunciano il racket!

Nell’atto di sindacato ispettivo presentato al Ministro della Giustizia e sottoscritto da Dalila Nesci​, Massimiliano Bernini e Francesco D'Uva​, descrivo la storia dell’imprenditore vibonese Salvatore Barbagallo, che otto anni fa denunciò il clan dei Mancuso e che è stato letteralmente abbandonato dallo Stato. La storia di Barbagallo non è diversa da quella di altri imprenditori che denunciano il racket e che incontrano innumerevoli difficoltà per accedere al fondo di garanzia il cui funzionamento andrebbe perfezionato.
Il governo deve garantire ai cittadini calabresi vittime del racket un servizio giudiziario minimamente accettabile. A distanza di otto anni le persone denunciate da Barbagallo sono a piede libero e non è neanche iniziato il procedimento giudiziario che possa accertare i fatti denunciati. In una terra come la Calabria, che soffre la presenza della mafia più potente d’Europa, non si possono abbandonare i cittadini che denunciano attendendo i tempi biblici della giustizia.
La storia di Barbagallo è divenuto un caso mediatico di interesse nazionale, ma ci sono tanti altri calabresi che sentono lo Stato lontano e che non hanno il coraggio di denunciare. Lo strapotere della ‘ndrangheta è dovuto all’omertà, che si combatte concedendo ai cittadini i necessari strumenti per poter denunciare sentendosi tutelati.

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