Promuovere occupazione giovanile in agricoltura


Signor Presidente, il nostro settore primario, in questo Paese, sta invecchiando e le difficoltà collegate all’investimento iniziale scoraggiano l’ingresso di nuovi agricoltori.

Non è pensabile che un giovane possa iniziare con la prospettiva di subentrare ai genitori, ove parta da zero. Deve disporre di un piano realistico per puntare ad un’attività agricola che generi vera ricchezza e sviluppo sostenibile.

Un Paese, che vuole scommettere sui propri giovani e che vuole rilanciare il settore primario, non può ignorare questa richiesta e, soprattutto, questa opportunità perché, in fondo, è di opportunità che ha bisogno questo paese. La nostra agricoltura è in grado di offrire lavoro e, in particolare, di aiutare i giovani afflitti da una disoccupazione record, ma, per farlo, ci vogliono terreni a disposizione e più facile accesso al credito.

Per agevolare l’ingresso delle nuove leve in agricoltura, bisogna – prima di tutto – agevolare l’accesso al bene terra. Con questa iniziativa, si vuol dare, al nord come al sud, una importante possibilità alternativa alla disoccupazione.

L’obiettivo del provvedimento è quello di promuovere interventi urgenti per la promozione dell’occupazione, in particolare giovanile, e valutare la necessità di sostenere il ricambio generazionale nel settore primario, posto che l’occupazione giovanile nel comparto agricolo fa registrare un aumento dell’otto per cento nelle assunzioni di giovani sotto i 35 anni di età al primo trimestre del 2013.

Allo stesso tempo, nel nostro Paese, sale il numero degli iscritti agli istituti professionali agricoli e agli istituti tecnici di agraria (più del 42 per cento per l’anno scolastico 2012-2013) e, dall’ultimo rapporto Excelsior Unioncamere, emerge che, grazie al turn over generazionale, in agricoltura potrebbero esserci 200 mila posti di lavoro a disposizione dei giovani nei prossimi anni, ripeto: 200 mila posti di lavoro nei prossimi anni.
Alcuni recenti interventi normativi hanno disposto la vendita dei terreni agricoli e a vocazione agricola di proprietà dello Stato e degli enti territoriali ai giovani imprenditori agricoli. Alienare la terra pubblica significa non considerare il fatto che essa è un bene comune e garantire il suo accesso deve essere una prerogativa dello Stato. Al contrario, mettere in vendita la terra pubblica al migliore offerente, potrebbe comportare gravi conseguenze in termini di speculazione, vedi il fenomeno esacerbato della crisi energetica, del land grabbing: oltre 700.000 piccole aziende sono sparite nell’arco di un decennio e il 30 per cento dei terreni fertili è in mano all’un per cento delle aziende.
Occorre considerare che la stessa finalità di sostegno e potenziamento del settore agricolo nazionale può essere adeguatamente perseguita attraverso l’affidamento in locazione di detti terreni ai giovani imprenditori e ai giovani agricoltori, come definiti dal Regolamento CE n. 1698/2005 del Consiglio del 20 settembre 2005.

Per ribadire e rafforzare questo concetto noi del MoVimento abbiamo depositato, pochi giorni fa, una proposta di legge che prevede ogni singolo aspetto in questo senso. Quindi, l’obiettivo è quello di modificare l’articolo 66 del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2012, n. 27, ridefinendo la possibilità, da parte dello Stato, di disporre dei propri terreni agricoli e prevedendo, quindi, canoni di locazione nei terreni ad hoc per i giovani agricoltori.

Ora, nella speranza che questa proposta di legge venga discussa in quest’Aula, impegniamo il Governo nel frattempo, con questo ordine del giorno, a promuovere e potenziare l’occupazione giovanile valorizzando il settore agricolo nazionale e, in particolare, valutando la possibilità e soprattutto l’opportunità di rivedere la disciplina della vendita delle terre agricole e a vocazione agricola al fine di disporne l’affidamento in locazione, favorendo il ricambio generazionale e l’accesso alla terra da parte di giovani imprenditori e giovani agricoltori.

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